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Giornata Internazionale del Volontario: intervista a Massimo Mescia

Ciao Massimo, grazie per la tua disponibilità a raccontarci del tuo impegno nella HHT Onlus.   Sei un volontario atipico, perché ti conosciamo solo in forma virtuale senza aver avuto il piacere ancora di conoscerci di persona. Ma la tua energia e positività ci hanno subito fatto sentire di essere con un amico di lunga data. Ti va di raccontare qualcosa di te ai nostri lettori?  

Sono Massimo Mescia, un architetto con 25 anni di esperienza: un modo più clemente per dichiarare i miei 50 anni. Sposato con Francesca, abitiamo nella verde cittadina di Colico (LC) nell’alto lago di Como. Svolgo la professione in Valtellina e in tutta Italia seguendo commesse di progettazione architettonica ed arredamento d’interni.

Sono un paziente HHT, unico in famiglia per fortuna, ma sereno in quanto seguito dall’eccellente staff del San Matteo di Pavia presso cui mi reco ogni 2-3 anni per i consueti screening.

Cosa ti ha spinto a diventare un volontario della HHT Onlus?

Cicerone sosteneva: “non nobis solum nati sumus” e da sempre condivido questo pensiero che “non siamo al mondo solo per noi stessi” e quest’anno è ancora più facile comprenderlo fino in fondo.

Che attività hai svolto come volontario? 

Ho fatto il volontario in veste di Ambasciatore per la HHT Onlus creando un video di contenuti informativi per promuovere la campagna 5xmille.

Le cose più preziose che mi sono rimaste?  Oltre la soddisfazione per aver convinto parecchi amici e conoscenti a donare per la nostra associazione, il divertimento per il coinvolgimento di tante persone che per loro fortuna comunque ignoravano l’esistenza dell’HHT.

Mi è capitato di fare anche dei post sui social mettendoci fantasia per cercare di addolcire la pillola: lo scopo era testimoniare la possibile convivenza con i disturbi -più o meno gravi- in cui ognuno di noi può quotidianamente o più raramente incorrere.

Che ha significato per te fare questa attività di volontariato?

Il significato dell’esperienza ricercata in queste attività è semplicemente lo stato d’animo, quello che ti fa stare bene con gli altri, non per forza pazienti come me, e questo è

risaputamente possibile per due ragioni:

  • “essere utile” nel tentativo di portare anche solo una persona a conoscenza della patologia;
  • “non sentirmi solo” nell’affrontare le peculiarità della stessa.

E questo è tutto gente, “less is more”.

Un grazie ai colleghi pazienti, ai familiari e ai sostenitori della HHT Onlus!

Grazie a te Massimo, per tutto quello che fai per noi e con noi e per l’allegria e l’energia che trasmetti in tutte le tue attività. Ora più che mai, abbiamo voglia di conoscerti di persona. Speriamo possa avvenire presto.

Ai nostri lettori vogliamo ricordare che si può essere volontari in molti modi e che la Famiglia HHT Onlus è uno spazio di grande allegria e cooperazione e tutti sono benvenuti! Se volete saperne di più su come potete diventare volontari esplorate la pagina:

https://www.hhtonlus.org/diventa-volontario