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Giornata Mondiale Donne nella Scienza

Quest’anno, nella Giornata Mondiale Donne nella Scienza, abbiamo voluto intervistare la Dott.ssa Valentina Colaianni, Specializzanda di Medicina Interna presso il Centro HHT del Policlinico di Bari per scoprire, insieme a voi, cosa l’ha ispirata ad occuparsi di scienza e cosa significa per una donna lavorare e impegnarsi in questo settore.

Dottoressa Colaianni, grazie per aver accettato il nostro invito a raccontarsi a tutti i pazienti HHT Italiani. Ci piacerebbe iniziare chiedendole Cosa ha fatto scattare in lei la passione per la scienza?

Non saprei identificare un motivo particolare che mi ha fatto decidere di intraprendere una carriera in ambito scientifico; sono sempre stata una persona molto curiosa, per cui questo aspetto del mio carattere mi ha guidata nello scegliere una Professione le cui fondamenta sono proprio il porsi costantemente domande, il ragionamento clinico e lo spirito critico.

Invece il suo interesse per l’HHT com’è nato?
L’unità operativa in cui è incardinata la Scuola di Specializzazione che ho scelto è Centro di Riferimento per le Malattie Rare, tra cui l’HHT, alla quale siamo legati da una storia che dura da più di 20 anni. Affianco in ambulatorio malattie rare la dott.ssa Suppressa, che è esperta della malattia sin dalla nascita del nostro Centro, che guida un team di professionisti medici ed infermieri in maniera appassionata e che ogni giorno ci ricorda l’importanza di sentirci parte di un gruppo di lavoro e di ricerca. Con lei il mio compito è quello di valutare ogni giorno l’emocromo dei pazienti ambulatoriali che necessitano di trasfusioni e terapia marziale ev. In questo lavoro sono supportata dalle infermiere e personale ausiliario che affiancano la dottoressa da anni per cui non solo sono molto esperti ma vantano un rapporto con i pazienti che si può definire “familiare”.La stessa passione che mi è stata tramandata dai colleghi specializzandi che mi hanno preceduta in questo compito (che ora ho la fortuna di chiamare Amici) che mi hanno aiutata ad affrontare alcune delle sfide che questa complessa malattia ci pone, come ad esempio il dover impostare una terapia anticoagulante in una paziente che sviluppa fibrillazione atriale ma ha un intrinseco rischio emorragico, o le conseguenze che uno stato di congestione da scompenso cardiaco può avere su organi già interessati da MAV. Grazie a loro e CON loro ho avuto la possibilità di accompagnare pazienti complessi a fare esami diagnostici necessari anche oltre l’orario di lavoro, di gioire di piccoli successi e capire che, anche quando i nostri sforzi non bastano, non dobbiamo considerarli vani ma usare l’esperienza per spronarci a studiare di più.

In che modo il suo lavoro ha un impatto sulla vita dei pazienti con HHT?
Il mio obiettivo professionale con i pazienti affetti da HHT, e non solo, è quello di essere per loro un vero e proprio “riferimento”, conoscere la loro storia e cercare di garantire loro una qualità della vita il più possibile normale. Quello che cerchiamo di fare quotidianamente è andare oltre la sterile lettura di esami ematochimici o il trattamento di una lista di sintomi; il nostro goal è più che altro la relazione medico-paziente con degli ammalati che seguiamo settimanalmente da anni e che sono ormai parte integrante del nostro Centro.

Si parla tanto delle sfide che incontrano le donne che si impegnano in campo scientifico. Lei che difficoltà ha incontrato?
Sicuramente noi giovani donne incontriamo meno difficoltà di chi ci ha precedute in passato che ha sacrificato gran parte della propria vita privata per costruire il lavoro di oggi. Tuttavia, sono fermamente convinta che ci sia ancora molto da lavorare e il cambiamento parte da noi: ognuna di noi giovani donne può dare il proprio contributo anche con piccoli gesti, supportando le altre in maniera sempre leale.

Sapendo che leggono tante ragazze che potrebbero essere desiderose di occuparsi di scienza, che messaggio vorrebbe dare loro?
La mia vita professionale è appena iniziata, per cui non sento di avere tanta esperienza da dare consigli a ragazze più giovani, se non quello di seguire sempre i propri sogni, ambizioni e predilezioni, senza, però, lasciarsi sopraffare da pressioni o aspettative altrui. In una società come la nostra che va sempre più veloce è facile per una giovane ragazza pensare di essere indietro o non essere all’altezza a tal punto da abbandonare il proprio percorso o ricorrere a gesti ancora più estremi. Vorrei che ognuna di loro ricordasse di essere unica, non in anticipo o in ritardo, ma semplicemente “nel proprio tempo”.

Grazie Dott.ssa, è stato un piacere conoscerla meglio e siamo felici di condividere la sua intervista con tutti i pazienti HHT in questa speciale giornata dedicata proprio alle donne nella scienza. Le auguriamo tutto il meglio per la sua nascente carriera e la ringraziamo per quanto sta facendo e farà per i nostri pazienti HHT.